Il problema dell’abbaiare spiegato da Stephen Budiansky
Un brano che spiega l’abbiare dei cani, estratto da un libro sul comportamento animale dell’autore Stephen Budiansky.
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“Il mio cane, come la maggior parte dei cani, abbaia molto. Abbaia quando vuole entrare, abbaia quando il suo pasto tarda ad arrivare, abbaia quando il camion del servizio postale entra nel passo carraio, abbaia quando viene lasciato casualmente fuori nel campo non riesce a rientrare nell’ area di casa attraverso il cancello, abbaia quando il Border collie sta pascolando le pecore ed è lasciato all’ esterno del cancello, abbaia quando vuole giocare a tiro alla fune con un vecchio straccio.
Se il guaito è arrivato a «significare» paura o pacificazione, così analogamente il ringhio è arrivato a significare aggressione o minaccia, che cosa «significa» l’abbaiare? Dal punto di vista acustico, l’abbaiare mostra un’interessante caratteristica: è quasi a metà strada fra un ringhio e un guaito. I latrati salgono e scendono drasticamente di tonalità, combinando le qualità aspre del ringhio con qualità calanti, tonali del guaito. Anche in termini di tonalità esso pare a metà strada fra il ringhio di tonalità bassa e il guaito di tonalità alta.
Nel corso della sua rassegna dello spettro sonoro del regno animale (un compito resogli più agevole dal fatto di avere convenientemente a disposizione il parco zoologico nazionale), Eugene Morton trovò che molte specie abbaiano, così come molte guaiscono e ringhiano. Molti cinguettii di uccelli sono acusticamente un abbaiare pressoché perfetto, con brevi suoni ascendenti e discendenti. Se si registra su nastro il cinguettio di un uccello con i suoi ‘irp o cirt o ciip o cip e lo si fa passare poi a velocità ridotta, si ha la sorprendente impressione dell’abbaiare di un cane.Il modo in cui questi suoni vengono impiegati in ambiente selvatico suggerisce che, dal punto di vista evoluzionistico, questi suoni sono stati selezionati per il loro compito, proprio perché sono di contenuto neutro secondo le regole di motivazione-struttura di Morton. Gli uccelli e i mammiferi usano spesso questi suoni quando individuano qualcosa di loro interesse nell’ambiente. L’abbaiare o il cinguettio funzionano come una misura di temporeggiamento in questa situazione: un modo di annunciare, la propria presenza e di aspettare di vedere quello che accade senza dare subito corso a un’azione. (Analogia utile, anche se antropomorfica: una sentinella che davanti a ogni rumore fra gli alberi risponda con «Mi arrendo!» o «Fuoco!» non andrebbe molto lontano. «Altolà, chi va là?» è un modo di restare in attesa di ulteriore informazione). E questo è il modo in cui un cane usa il suo abbaiare quando, poniamo, si avvicina un’auto. L’abbaiare potrebbe trasformarsi in guaito se dall’ auto scende il suo padrone, in ringhio se scende un estraneo. Negli incontri territoriali potenzialmente ostili con un appartenente alla propria specie, l’abbaiare è in realtà un annuncio. «Sono qui, che ne dici?» Non è una buona procedura quella di partire ringhiando prima di sapere per che ‘osa stai ringhiando.Proprio perché l’abbaiare non significa di per sé una cosa particolare come il guaito o il ringhio può essere tirato in ballo per una varietà di compiti importanti per ciascuna specie. Le cin «cinguettano» quando si trasferiscono a un nuovo sito di alimentazione. Le altre cince, all’udire il dispiegamento del cinguettio, cl solito rispondono trasferendosi insieme a chi chiama. Un semantico rampante non esiterebbe a etichettare questo come un «richiamo di cibo» o un «richiamo di contatto». Uno studioso più evoluzionista si chiederebbe che cosa l’emittente e il ricevente trovino in esso eh spinge il primo a emettere il richiamo e il secondo a rispondere. risposta è abbastanza chiara: una cincia che si sposta in un post nuovo beneficia della protezione reciproca ottenendo che il resto dello stormo si muova con essa. Una cincia che ode il richiamo e si sposta a sua volta beneficia del fatto di poter accedere al cibo nel posto appena scoperto. Così un richiamo a scopo generale, neutro dal punto di vista motivazionale, può assumere nel corso della selezione specie-specifica una funzione più ristretta.
I richiami di «allarme» del cercopiteco verde potrebbero benissimo essere stati raffinati in questa maniera. Nel caso degl scoiattoli terrestri, c’era una specifica proprietà acustica di ciascu richiamo – la sua localizzabilità nello spazio – che favorì la su selezione. È meno chiaro se lo stesso sia accaduto con i richiam del cercopiteco verde. Ma una semplice possibilità è che i richiam assunsero la forma originaria perché in effetti riflettevano con pr’ cisione, secondo le regole di motivazione-struttura, il relativo stat di allarme della scimmia, con la tonalità più alta che rifletteva un maggiore paura. Ciò non vuol dire che nelle loro forme evolute CSII siano semplici «gemiti di pena» (o, magari, «strilli di paura»), M quella relazione originale potrebbe spiegare le proprietà acustich che essi hanno ora.
L’abbaiare, comunque, non è gravato da alcun «significato acustico intrinseco. E questo può spiegare perché almeno i cani domestici lo usano con tanta larghezza e flessibilità. Come Mark Feinstein, linguista dello Hampshire College di Amherst (Massachusetts), ha sottolineato, proprio per non significare nulla l’abbaiare può significare qualunque cosa. Nei cani, nuovi usi specifici dell’ abbaiare quindi non sono usi derivanti dall’ evoluzione quanto piuttosto appresi. Quando un cane abbaia alla porta, noi di solito lo facciamo entrare. Quando abbaia a un’ auto estranea, noi usciamo a vedere che cosa succede. Quando abbaia al ripostiglio dove è conservato il suo cibo, noi gli diamo da mangiare.L’abbaiare non è una parola semantica, né lo è il richiamo di allarme di un cercopiteco verde. Ma si potrebbe affermare che è il primo passo verso una proto-parola, La dissociazione fra i suoni e il loro intrinseco «significato» che l’acustica e l’evoluzione hanno impresso loro, è chiaramente un prerequisito per il linguaggio umano. Le parole delle lingue umane sono state liberate dal significato acustico intrinseco; potrebbe non essere un caso che in tutte le lingue le parole siano una miscela ben articolata di vocali (suoni tonali che condividono le proprietà acustiche di base del guaito) e consonanti (suoni ruvidi, non tonali, che condividono le proprietà acustiche di base del ringhio). Come l’abbaiare, esse intrinsecamente non significano nulla, e quindi possono essere tranquillamente usate per significare qualunque cosa.
L’abbaiare, comunque, non è gravato da alcun «significato acustico intrinseco. E questo può spiegare perché almeno i cani domestici lo usano con tanta larghezza e flessibilità. Come Mark Feinstein, linguista dello Hampshire College di Amherst (Massachusetts), ha sottolineato, proprio per non significare nulla l’abbaiare può significare qualunque cosa. Nei cani, nuovi usi specifici dell’ abbaiare quindi non sono usi derivanti dall’ evoluzione quanto piuttosto appresi. Quando un cane abbaia alla porta, noi di solito lo facciamo entrare. Quando abbaia a un’ auto estranea, noi usciamo a vedere che cosa succede. Quando abbaia al ripostiglio dove è conservato il suo cibo, noi gli diamo da mangiare.L’abbaiare non è una parola semantica, né lo è il richiamo di allarme di un cercopiteco verde. Ma si potrebbe affermare che è il primo passo verso una proto-parola, La dissociazione fra i suoni e il loro intrinseco «significato» che l’acustica e l’evoluzione hanno impresso loro, è chiaramente un prerequisito per il linguaggio umano. Le parole delle lingue umane sono state liberate dal significato acustico intrinseco; potrebbe non essere un caso che in tutte le lingue le parole siano una miscela ben articolata di vocali (suoni tonali che condividono le proprietà acustiche di base del guaito) e consonanti (suoni ruvidi, non tonali, che condividono le proprietà acustiche di base del ringhio). Come l’abbaiare, esse intrinsecamente non significano nulla, e quindi possono essere tranquillamente usate per significare qualunque cosa.
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2 commenti
Alessandra
Grazie!
È molto interessante il tuo blog. Trovo sempre degli spunti preziosi. Soprattutto perchè sono al mio primo cane!
Una domanda: se l’abbaiare è continuo e insistente, come si fa a dissuadere il peloso?
Mi spiego: viviamo in collina, il cane può entrare e uscire di casa anche di notte per andare in giardino; ci sono alcune notti (come questa passata!!!!) in cui abbaia in continuazione (ed è ovvio che nel bosco dietro di noi passi di tutto… Cinghiali, daini, volpi, lepri e chi più ne ha più ne metta!).
Mi piacerebbe poterle dire: “grazie dell’avvertimento, ma non mi interessa sapere proprio sempre di chi passa dietro casa…”.
Come si può tradurlo in caninide?
Mattia Marasco
Ciao Alessandra, grazie dei complimenti. Non è mai facile dare un consiglio in questi casi perchè i fattori che influenzano il comportamento di un cane sono decine e decine. Cercherò di risponderti in maniera standard facendoti comunque presente che non sono un educatore professionista.
Ti dico fin da subito che in linea di massima l’abbiare è un comportamento che si autorinforza quindi sarebbe bene provare a cominciare un percorso di dissuasione il prima possibile. Cominciamo dalla cosa più immediata: ristabilire la gerarchia del branco e alleggerire il vostro cane dal peso di essere il capobranco che deve difendere il gruppo; sono teorie in parte superate ma ti suggerisco di leggere il libro di Jan Fennell “Ascolta il tuo cane” http://www.amazon.it/gp/product/8884511240/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=8884511240&linkCode=as2&tag=dogcoa-21 … ti darà numerosi spunti. Ci sono una serie di esercizi quotidiani per rinforzare il tuo ruolo di leader e ridimensionare il suo.
L’altro mio consiglio è lavorare tantissimo sul richiamo…. mi spiego meglio, io non sono riuscito a dissuadere il mio biondone dall’abbaiare (a volte per lui è persino un passatempo per combattere la noia di stare sul divano) però lavorando sul richiamo riesco quasi sempre a fargli interrompere l’incessante abbaio e ottenere che torni immediatamente in casa. Diciamo che non ho risolto il problema che causa l’abbaio ma riesco a contenere la conseguenza… è già qualcosa.
Potreste valutare la possibilità di non farlo uscire di casa da solo la notte? Almeno per un periodo di “training”, per vedere cosa succede e per interrompere un comportamento che tenderà sempre di più a rafforzarsi.