Cosa c’è da sapere sulle crocchette
Al contrario della vivisezione farmaceutica, per gli esperimenti alimentari non esiste nessuna regolamentazione e quindi i “risultati” promessi dagli alimenti specializzati per le cure di vari disturbi sono comprovati solo dagli studi delle aziende stesse che li producono.
Basta chiedere al proprio veterinario per scoprire che la metà dei disturbi che curerebbero queste “diete miracolose” sarebbe sufficiente un giusto equilibrio tra carne e verdure nella ‘pappa’, più attività motoria o l’eliminazione di alcuni alimenti; senza la necessità di acquistare costosi prodotti studiati ad hoc.
Negli ingredienti di questi “super alimenti”si legge: ‘derivati di carne’ o ‘farine di carne’. Queste ultime indicano che la materia prima è ottenuta da un processo di riciclaggio, per l’esattezza la legge (Legge 15 febbraio 1963 n° 281 e smi) le definisce “Prodotto ottenuto dal riscaldamento, dall’essiccamento e dalla macinazione della totalità o di parti di carcasse di animali terrestri a sangue caldo”.
I derivati sono invece “sottoprodotti provenienti dalla trasformazione del corpo di animali terrestri a sangue caldo”, ovvero scarti di lavorazione di origine animale non meglio identificati. Ad essere trasformate in farine sono generalmente le carcasse di animali morti per malattie, ferite o vecchiaia, le quali possono essere avviate a questo ciclo soltanto a diversi giorni dalla morte ed e’ per questo motivo che presentano poi spesso contaminazioni da batteri tipo Salmonella ed Escherichia Coli.
Già da questi pochi elementi si può capire perché alcuni veterinari sostengono che nutrire il proprio cane o gatto con gli scarti della macellazione, per l’esattezza con il pet food confezionato, aumenta il rischio di cancro e di altre malattie degenerative.
Tutto questo senza considerare le cosiddette “sostanza appetenti” cioè quelle che permettono al cane, o gatto che sia, di trovare appetitose delle crocchette che altrimenti per i componenti scadenti contenuti si rifiuterebbe di mangiare pure lui.
Ecco allora che si vanno ad addizionare gli alimenti con grasso animale riciclato, o oli troppo rancidi e classificati come inadatti per gli umani.
Eccoci dunque al succo di tutta la faccenda, un bellissimo vademecum per orientarsi nella giungla delle varie marche di pet food per evitare che il nutrimento dei nostri animali domestici diventi un rischio per la loro salute e una sofferenza per altri che sono sottoposti a esperimenti disumani.